Nuovo provvedimento della Cassazione in materia di adescamento di minori. Con la sentenza n. 28667/2024 la terza sezione penale della Suprema Corte torna a formulare rilievi relativamente ai confini della fattispecie delittuosa sopra citata.
Il reato di adescamento, specificano i giudici di piazza Cavour, copre una situazione molto anticipata in cui l'agente compie degli atti volti a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l'utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione.
Se però dagli artifici, lusinghe o minacce si passa a richieste insistite e pressanti, accompagnate o meno da minacce, di ottenere materiale pornografico, atti sessuali, eventualmente anche a pagamento, allora finisce l'adescamento e si passa ai reati fine tentati o consumati indicati nell'art. 609-undecies c.p.