Integrano il reato di maltrattamenti in famiglia, e non quello di atti persecutori, le condotte vessatorie nei confronti del coniuge che, sorte in ambito domestico, proseguano dopo la sopravvenuta separazione di fatto o legale.
Ad affermarlo è la Corte di Cassazione, all’interno della sentenza n. 8922/2025.
Il provvedimento della sesta sezione penale è stato depositato lo scorso 4 marzo.
Quanto sopra statuito va considerato in quanto il coniuge, argomentano i giudici di piazza Cavour, resta “persona della famiglia” fino allo scioglimento degli effetti civili del matrimonio, a prescindere dalla convivenza.