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Legge Pinto, no all’indennizzo per la sorella del detenuto che mostra vicinanza al contesto criminoso di cui faceva parte il fratello

14 febbraio 2023

News Regionale - Sicilia ,

Il profilo di colpa grave ostativa al riconoscimento del diritto all'indennizzo può essere costituito dalla condotta di chi, nei reati associativi, abbia tenuto comportamenti percepibili come indicativi di una contiguità al sodalizio criminale.

Lo sottolinea la quarta sezione penale della Corte di Cassazione, all’interno della sentenza n. 4191/2023. Il provvedimento in analisi è stato depositato lo scorso 1° febbraio.

Nel caso di specie, la Corte di appello aveva dato conto che la ricorrente, detenuta per associazione mafiosa, e la madre avevano manifestato, nei colloqui con il congiunto detenuto, la propria convinta adesione morale ai valori della 'ndrangheta.

Il Giudice della riparazione non si è limitato, si legge nella sentenza, ad evocare le isolate frequentazioni, ma ha richiamato rapporti ben consolidati e numerose circostanze deponenti per la sussistenza della colpa grave, ostativa al riconoscimento dell'indennizzo invocato.

Il collegio di piazza Cavour aggiunge in conclusione che la ricorrente, come risultava dalle intercettazioni dei colloqui in carcere, aveva dimostrato adesione morale all'associazione.

Pertanto, nessun indennizzo per l’irragionevole durata del processo spetta alla sorella del detenuto che abbia palesato una effettiva vicinanza al contesto criminoso nel quale si muoveva il fratello.