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Maltrattamenti, misura cautelare personale per rischio di reiterazione se l'imputato non contiene gli impulsi

23 marzo 2023

News Regionale - Piemonte e Valle d'Aosta ,

Sì agli arresti domiciliari per la condotta tenuta anche dopo il periodo cautelare dall'imputato di maltrattamenti, che continua a minacciare e afferma di non temere il carcere. Tali comportamenti, secondo i giudici, confermano l'incapacità dell'uomo di resistere agli impulsi. E dato atto di plurimi indizi di vessazioni morali e fisiche nei confronti dell'ex compagna non si può ritenere eccessivamente restrittiva la misura che incide sulla libertà personale dell'imputato.

Lo ha stabilito la Suprema Corte, sesta sezione penale, all’interno della sentenza n. 11149/2023, depositata lo scorso 15 marzo.

I giudici di piazza Cavour hanno respinto i motivi di ricorso che pretendevano una rivalutazione degli elementi di colpevolezza già scrutinati in fase di merito. Ma soprattutto, i giudici di legittimità fanno notare la contraddittorietà del ricorso dove prima si afferma che i due legati dalla relazione non fossero mai stati conviventi. Ovviamente, ciò al fine di escludere la configurabilità del reato di maltrattamenti. Mentre, poi, lo stesso ricorso fa rilevare il comportamento della donna che aveva ripreso più volte la convivenza con l'uomo, ciò al fine inverso di dimostrare che non si era creato nella vittima alcuno stato di soggezione. Lo stesso ricorso usa altre circostanze per escludere le violenze fisiche e morali denunciate dalla donna, il ritiro da parte sua di una precedente querela contro l'imputato o i mancati accessi al pronto soccorso in concomitanza con i fatti denunciati. La Corte fa, al contrario, notare che tali comportamenti della donna potrebbero invece essere proprio la prova della sua soggezione di vittima.