Integra il delitto di peculato la condotta dell'amministratore di sostegno che, essendo abilitato ad operare sul libretto di deposito postale intestato alla persona sottoposta ad amministrazione, si appropria delle somme di denaro giacenti sullo stesso per finalità non autorizzate e comunque estranee agli interessi dell'amministrato.

La sottolineatura giunge dalla Corte di Cassazione, attraverso una sentenza che si inserisce nell’ambito della vasta materia del diritto penale di famiglia. Il provvedimento, n. 15111/2023, è stato depositato dalla Sesta sezione penale della Suprema Corte lo scorso 11 aprile.

La concorrenza della qualifica di "figlio", si legge nella sentenza, con quella di amministratore di sostegno non esclude certamente quest'ultima.

Non toglie, argomentano i giudici di piazza Cavour, che l'imputato rivestisse, al momento del fatto, la qualifica soggettiva pubblicistica e che, pertanto, l'appropriazione dal medesimo realizzata vada sussunta all'interno dell'art. 314 del codice penale.