Con l’ordinanza n. 19800 del 17.07.2025 la Suprema Corte è intervenuta per dirimere il conflitto di competenza in materia di interdizione legale e amministrazione di sostegno, chiarendo il criterio da adottare qualora il beneficiario della misura risulti in stato di detenzione.
La Corte ha osservato che, in simili ipotesi, la situazione detentiva non può incidere sulla determinazione del foro competente, essendo questa una misura coattiva disposta dall’autorità giudiziaria e non essendo frutto di una scelta volontaria del beneficiario.
Pertanto, il luogo di detenzione non può essere considerato come sede principale degli affari e degli interessi della persona, mancando in capo al detenuto la possibilità di autodeterminarsi liberamente.
La Suprema Corte ha quindi escluso che il criterio della residenza o dimora “attuale” possa essere riferito alla struttura penitenziaria in cui il soggetto si trova ristretto, non essendo tale collocazione il risultato di un atto di volontà, ma di una condizione imposta dall’ordinamento.
In tal senso, il detenuto non ha la possibilità di individuare a propria libera determinazione la sede principale dei propri affari e interessi personali, poiché la permanenza in carcere è effetto di una misura coercitiva e non espressione del suo libero arbitrio.
La Corte conclude evidenziando che il Tribunale territorialmente competente deve essere individuato in quello del luogo ove il soggetto aveva la propria dimora abituale prima dell’inizio della detenzione, coincidente, salvo prova contraria, con la residenza anagrafica risultante dai registri comunali.
Tale soluzione appare coerente con la ratio dell’istituto dell’amministrazione di sostegno, il quale mira ad assicurare al beneficiario una tutela personalizzata e radicata nel contesto territoriale e relazionale di riferimento, evitando di spostare il baricentro degli affari personali in un luogo - come quello penitenziario - del tutto estraneo alla sua precedente vita sociale e familiare (in continuità con Cass. 18943/2020)."
a cura dell’Avvocato Arianna Pelagaggi