Rischiano grosso i genitori divorziati che si denigrano a vicenda davanti ai propri figli e non riescono a tenerli fuori dal loro conflitto. Non soltanto rischiano di perdere l’affidamento del minore, che va ai servizi sociali, ma potrebbero anche dire addio alla responsabilità genitoriale se, all’esito del monitoraggio, il pm dovesse decidere di proporre il ricorso de potestate nell’interesse del minore.
Le parti, intanto, vengono richiamate a non cercare separatamente l’alleanza con il figlio e tutti i componenti del nucleo familiare devono seguire un percorso di terapia specifico.
È quanto emerge da un’interessante sentenza, la n. 2596/22, pubblicata il 6 luglio dalla prima sezione civile del tribunale di Napoli.
Il giudice dichiarava la cessazione degli effetti civili del matrimonio con una serie di precise prescrizioni sulle sorti della figlia, finita al centro dei continui litigi tra i genitori.
Sia il padre che la madre hanno mostrato dei limiti nel percorso di crescita della figlia.
La conflittualità fra le parti è risultata tale che l’affido condiviso è venuto meno nell’interesse stesso della fanciulla.
A ben vedere, i provvedimenti che riguardano l’affidamento, il collocamento e il diritto di visita non ricevono mai lo status di cosa giudicata ma vengono adottati allo stato degli atti e col passare del tempo possono essere suscettibili di modifica, nell’ottica di dare preminente rilievo alla tutela del minore.
Nel caso partenopeo, saranno dunque i servizi sociali ad assumere le decisioni più importanti, mentre la bambina conserva la residenza privilegiata presso la madre.
Gli psicologi del Comune indicheranno tempi e modi per gli incontri fra la bambina e l’uomo, come suggerisce il Ctu, visto che la minore tende a rifiutare ancora la figura paterna.
Genitori e figlia saranno assistiti da un centro per le famiglie e la minore verrà avviata ad un percorso di sostegno psicologico, mentre la madre seguirà un percorso di psicoterapia individuale.