Nel delitto di atti persecutori, l'elemento soggettivo è integrato dal dolo generico, che consiste nella volontà di porre in essere le condotte di minaccia e molestia nella consapevolezza della idoneità delle medesime alla produzione degli eventi alternativamente previsti dalla norma incriminatrice, e che, avendo ad oggetto un reato abituale di evento, deve essere unitario, esprimendo un'intenzione criminosa che travalica i singoli atti che compongono la condotta tipica, anche se può realizzarsi in modo graduale, non essendo necessario che l'agente si rappresenti e voglia fin dal principio la realizzazione della serie degli episodi. (Nel caso in esame, si trattava di una giovane ragazza, affetta da sclerosi multipla e già vittima in precedenza di maltrattamenti ai danni della moglie proprio da parte del padre con il quale la figia non aveva rapporti. Il padre andava continuativamente nei pressi del luogo di lavoro della figlia, la chiamava insistentemente e rideva di lei.)
• Tribunale Trieste, Sentenza, 19 gennaio 2022, n. 71 – Giudice Carboni